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domenica 8 maggio 2011

Le dimissioni del Sindaco e i professionisti dell’antipolitica: il punto di vista dei Giovani Democratici

L’amministrazione Ricci è arrivata alla fine dopo nemmeno due anni di mandato, terminando con le dimissioni del Sindaco rassegnate il 20 marzo 2011, seguite il giorno seguente dalle dimissioni di ben 10 Consiglieri Comunali.
In realtà, dopo la larga ed esaltante vittoria alle elezioni del 7 giugno 2009 e l’iniziale lodevole tentativo del Primo Cittadino di rompere con la prassi e gli schemi utilizzati dalla vecchia amministrazione, ben presto qualcosa all’interno del Consiglio Comunale aveva iniziato a non andare: erano emersi i primi malumori, i primi scontri nella stessa maggioranza, tanto che già qualche mese dopo le elezioni cominciava a circolare qualche voce secondo la quale all’interno dell’amministrazione mancava lo spirito di democrazia, a causa degli atteggiamenti autoritari dello stesso Sindaco che spesso “pretendeva” di imporre il suo diktat a tutti gli amministratori.
Noi Giovani Democratici in quel momento avevamo deciso di sostenere il Sindaco, appoggiandolo quasi sempre in tutte le sue scelte, anche quando lo stesso, nel luglio del 2010,  realizzava il “grande rimpasto”: infatti eravamo convinti che il Primo Cittadino avesse agito in tal modo al solo scopo di ricompattare la giunta e che la nomina ad assessore di un consigliere di minoranza fosse stata realizzata al fine di non perdere la maggioranza del Consiglio comunale, dopo il passaggio all’opposizione degli ex assessori.
Tuttavia pian piano ci siamo dovuti ricredere.
Infatti, non molto tempo dopo il rimpasto, il Primo Cittadino cominciava a far circolare delle voci su un possibile nuovo cambio della giunta (stavolta davvero ingiustificato oltre che incomprensibile perché a troppo breve termine rispetto all’altro), creando una situazione che presto portava alla paralisi amministrativa.
In particolare le cose peggioravano quando nel novembre 2010 si svolgeva il Congresso per il rinnovo del direttivo del PD di Marcellina, dove un gruppo di persone (in realtà i soliti “noti”)  cercavano di imporre agli altri partecipanti sia la figura del nuovo Segretario sia la lista dei nuovi componenti del Direttivo (che tra l’altro comprendevano anche una serie di persone dall’età piuttosto avanzata, contro qualsiasi discorso di rinnovamento).
Ben presto emergeva come il loro scopo, in realtà, fosse quello di prendere in mano le redini del Partito Democratico locale, escludendo o limitando fortemente l’azione dell’ex Segretario, divenuto assessore all’ambiente, evidentemente scomodo per la sua franchezza e la sua contrarietà a qualsiasi sotterfugio, a qualsiasi azione politica che non venisse concordata nella sezione del partito tra tutti i membri del direttivo.
Tuttavia l’ex Segretario, non essendo comprensibilmente d’accordo con la loro azione politica impositiva, provava a tentare una sorta di compromesso con gli stessi, decidendo di accettare la lista dei nomi decisa a monte purché al posto della figura del segretario proposto fosse inserita quella del segretario poi eletto, certo molto più giovane di quello proposto, e che nella lista fossero inseriti alcuni di noi Giovani Democratici. Tuttavia, vista l’ostinazione dei soliti noti, alla fine lo stesso si vedeva costretto a rinunciare. Pertanto di fatto tramontava così l’idea della lista unica e ci si preparava a fare in modo che per la costituzione del nuovo direttivo e del nuovo segretario fossero costituite due liste diverse e che insomma, nel pieno rispetto delle regole democratiche, toccasse ai tesserati PD di Marcellina scegliere quale lista e quali futuri dirigenti locali votare.
Tuttavia tali “professionisti della politica” (o dell’anti-politica), decidevano di non presentare una propria lista perché quasi certi della loro sconfitta e tre giorni prima delle votazioni decidevano incredibilmente di stilare un “documento congressuale”, firmato sia dallo stesso Primo Cittadino sia dal Vicesindaco, col quale arrivavano assurdamente a definire l’ex Segretario come un “Monarca” per il solo fatto di non essere stato al loro gioco politico (nonostante fosse stato chiaramente il loro comportamento ad essere autoritario oltre che assolutamente insensato), e a delegittimare il Congresso e le successive elezioni del Direttivo.
Purtroppo anche in questo caso il Primo Cittadino compiva una scelta avventata dato che, forse perché mal consigliato o perché non a conoscenza di come fossero realmente accaduti i fatti, non soltanto non difendeva il PD e l’ex Segretario, ma decideva addirittura di appoggiare i “dissidenti” sottoscrivendo il loro documento congressuale.
Da lì a poco le stesse persone che avevano compiuto l’azione politica sopra-descritta, ormai tutti fuori dal direttivo del PD per loro scelta, (e continuando nella loro azione di delegittimazione del Nuovo Direttivo del PD che intanto si era formato), decidevano di creare un’associazione culturale alla quale, oltre al Sindaco, aderivano anche molte altre persone di buona volontà. La stessa, tutt’ora attiva, tra le altre cose si propone di anteporre sempre problemi e scelte concrete agli egoismi individuali, il bene pubblico agli interessi particolari, la corresponsabilizzazione dei cittadini al decisionismo autoreferenziale” (art. 2, comma 2 n.3 dello Statuto). Peccato che proprio il gruppo di professionisti dell’antipolitica di cui sopra sono entrati a far parte della stessa nonostante nel Congresso del loro partito (o ormai ex partito)  abbiano posto in essere un comportamento che è agli antipodi di quanto previsto nello statuto di questa nuova associazione.
Dopo l’adesione a tale associazione il Primo Cittadino cominciava ad allontanarsi sempre più dal partito grazie al quale era riuscito a vincere le elezioni e dal quale era sempre stato difeso anche nei momenti più difficili: in particolare lo stesso decideva di rifiutare i pagamenti dovuti da statuto alla sezione del PD (e costringendo così il nuovo direttivo ad auto-tassarsi per sostenere le spese della sede nonostante questo fosse costituito da vari giovani, alcuni dei quali senza lavoro), non partecipava quando il Partito organizzava a livello locale la raccolta firme per le dimissioni del Presidente del Consiglio, si faceva negare più volte quando ricercato ed arrivava ad attaccare violentemente la cornetta in faccia al nuovo segretario del PD sostenendo di non condividere la linea e l’azione di tutto il nuovo direttivo.
E come se non bastasse, negli ultimi giorni di mandato, sminuiva l’importante opera di mediazione fatta con la Provincia dal nuovo assessore all’ambiente, che finalmente aveva portato al rifacimento di alcune strade del paese, e non accoglieva nel migliore dei modi il Presidente della Provincia Zingaretti, venuto nel nostro paese proprio grazie all’operato e allo zelo di tale assessore del PD.
Da lì a poco, la situazione degenerava anche a livello amministrativo: infatti, nonostante qualche buon risultato (come l’accordo risolutivo della questione CIM e quello relativo al Cimitero) ottenuto attraverso il lavoro e la costanza di tutti gli assessori e di tutti gli altri consiglieri comunali, il Primo Cittadino decideva di indebolire ancor più il rapporto di fiducia che c’era con le persone che erano state scelte da lui, cominciando a fare riunioni con la minoranza, promettendo assessorati a destra e a manca e sfiduciando di fatto gli assessori in carica.
A un certo punto la situazione diventava insostenibile e così diversi consiglieri arrivavano alla decisione di sfiduciarlo, che veniva anticipata dalle sue dimissioni, date peraltro di domenica quando l’ufficio comunale avrebbe dovuto essere chiuso a tutti, a cui seguivano il giorno seguente le dimissioni di 10 consiglieri, di cui ben 6 di maggioranza (tra cui 5 dei 6 assessori), che di fatto portavano allo scioglimento del Consiglio e alla fine dell’amministrazione Ricci.
Dai fatti sopra riportati emerge chiaramente come la fine dell’amministrazione Ricci sia stata determinata dall’ostinazione del Primo Cittadino il quale, un po’ per scelte personali e un po’ a causa dei consigli dei “soliti noti”, abbia deciso di isolarsi, da un lato allontanandosi dal PD, che sempre lo aveva sostenuto, e dall’altro chiudendo del tutto le porte del confronto e del dialogo con gli altri esponenti della maggioranza.
Per tali motivi Noi Giovani Democratici non possiamo che dare la nostra solidarietà al circolo locale del Partito Democratico, che ha agito sempre correttamente ed in maniera trasparente e non può essere considerato responsabile di alcunché riguardo alla fine dell’amministrazione.
Né possiamo accettare quanto sostenuto dall’ormai ex Primo Cittadino nel Comizio tenuto in Piazza Cesare Battisti il 2 aprile dove, nel tentare di dare una spiegazione alle sue dimissioni, lo stesso ha accusato il PD di essere stato assente e di non averlo difeso: la verità è che il Partito è sempre stato ed creduto in lui fino alla fine.
Tuttavia, purtroppo, è stato Lui a non credere più nel PD (fino a tradirne il suo spirito), seguendo i consigli dei soliti “noti” ed arrivando infine a perdere del tutto la fiducia di chi aveva riposto in lui tutte le speranze di poter avere un paese migliore di quello degli ultimi anni.

mercoledì 4 maggio 2011

Per i referendum al voto il 12 e 13 giugno

Pubblicati nella Gazzetta ufficiale del 4 aprile 2011 i decreti presidenziali che indicono i referendum popolari i cui comizi elettorali sono convocati per il giorno di domenica 12 giugno 2011, con prosecuzione delle operazioni di votazione nel giorno di lunedì 13 giugno 2011. 


Il referendum pone 4 quesiti ai cittadini italiani, quesiti che influenzeranno il nostro avvenire.
I primi 2 riguardano l'acqua, un bene su cui non ci si può speculare sopra! Infatti votando SI verrà abolita la legge che permette la privatizzazione del servizio idrico e la possibilità di guadagnarci sopra. 
Il terzo quesito corrisponde alla costruzione di "nuove" centrali nucleari, sfruttando la tecnologia francese, visto che in Italia non c'è UNA SOLA persona con esperienza in merito. Quindi VOTIAMO SI per l'abolizione di questa legge.
L'ultimo quesito, quello sul legittimo impedimento, in pratica se un politico ha un qualsiasi impegno egli non può presentarsi di fronte ai magistrati! Solo in Italia si vedono queste cose, ricordiamo questa frase "siccome mi hanno eletto devo lavorare ed i giudici non possono impedirmelo", allora diciamo al "politico" che ha addirittura giurato sulla COSTITUZIONE, impegni o no, se la legge è uguale per tutti, lo è per te come per chiunque altro! La giustizia è espressa e sancita proprio su quella costituzione su cui hai giurato! Per questo VOTIAMO SI per abolire questa legge scandalo.


Fate girare la notizia, a tutti i parenti ed amici, in Italia e all'estero! Perché anche i connazionali residenti all'estero potranno votare tramite corrispondenza, riceveranno un plico a casa. Per coniugi: aggiungete alla buca delle lettere anche il nome di vostra moglie, tantissimi plichi ritornano indietro a causa dei postini.



Le denominazioni sintetiche, formulate dall’Ufficio centrale per il referendum costituito presso la Corte Suprema di Cassazione, in relazione a ciascuno dei quattro quesiti referendari dichiarati ammissibili: 

a) referendum popolare n. 1 – Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione;

b) referendum popolare n. 2 – Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma;

c) referendum popolare n. 3 – Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme;

d) referendum popolare n. 4 – Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.



IMPORTANTE
Come in tutti i referendum vale la doppia negazione, quindi si VOTA SI per essere favorevoli all'abolizione di una legge.